Il termine “osteria” recita: “locale pubblico dove si serve da bere, prevalentemente vino, e dove si offrono anche pasti alla buona” ma il “termine” ha avuto, nella sua storia, variazioni di significato.
Le origini del termine “osteria” sono nobili, dato che deriva dal latino hospes (ospite). L'etimologia stessa della parola richiama la funzione di ospitalità dell'osteria, dove si dava da mangiare e da bere ai clienti e qualche camera per consentire loro il riposo. Invece con “Oste” si intende chi gestisce l’osteria.
Le osterie nacquero, come punti di ristoro, nei luoghi di passaggio o in quelli di commercio che spesso erano situati nei pressi di strade principali, incroci, piazze e mercati. Locali simili esistevano già nell'antica Roma ed erano chiamati "enopolium".
Le osterie erano considerati in antichità come dei luoghi d'incontro e di ritrovo, di relazioni sociali. Gli edifici, spesso poveri e dimessi, assumevano importanza in base al luogo dove sorgevano e alla vita che vi si alimentava.
Nell’Ottocento il significato di osteria si consolidò in molte espressioni verbali note anche oggi: “rissa da osteria”, “giochi da osteria”, ecc., ma già dalla metà dell’Ottocento, la parola cominciò ad assumere il significato di locale popolaresco ma gradevole, dove si poteva bere vino schietto e mangiare saporiti cibi locali a buon mercato, spesso in luoghi ameni. E questo significato oggi è prevalente.
Le osterie anche ai giorni d'oggi sono dei locali caratteristici dove cucina e tradizione si sposano in splendide strutture storiche. Spesso le osterie sono a gestione familiare, dove si può trovare la mamma in cucina e i figli al servizio dei tavoli il che garantisce un ambiente accogliente e familiare dove la pasta è fatta in casa e gli ingredienti usati sono quasi sempre caserecci.
